A prenderlo in mano sembra uno di quei
libroni pesantissimi che non finiscono più. Invece, dietro questa
bella copertina gialla si nasconde una storia pulsante di vita.
Evangelisti ci guida in un viaggio nell'Emilia Romagna di fine
Ottocento, dove Attilio, la moglie Rosa e il figlio Canzio sono
sballottati dai movimenti intestinali della Storia. Le vicende sono
raccontate con parole semplici, capitoli brevi, sguardo solidale.
Nessun grande dramma o vicenda avventurosa (se non nell'ultima parte, dedicata a Canzio), solo le vicissitudini di
chi cerca di sopravvivere in un contesto di povertà, prevaricazioni
e sfighe continue. Insomma, stiamo parlando di fine Ottocento o dei
primi anni duemila? Chiaramente di fine Ottocento, perché la
politica era ancora piena di speranze e impegno. Il sole
dell'avvenire è infatti il socialismo, le cui vicende influenzano il
corso della narrazione.
Consigliato a chiunque abbia anche solo un
vago interesse per la storia, soprattutto la storia sociale. Quelli
che di fronte a un elenco di date di guerre, trattati e battaglie si
sono sempre chiesti: sì, ma la gente cosa faceva? Come viveva? Cosa
pensava? L'importanza di libri come questo è che mirano a illuminare
gli angoli bui della storia (un po' come tenta di fare, seguendo una
via più animata, il collettivo Wu Ming). Sarà poco, ma è quello
che serve per costruire una coscienza civile.
Unica pecca, manca di emozione. Certe scene sono appena delineate: sarebbe stato bello addentrarsi un po' di più nella psicologia dei personaggi.
Unica pecca, manca di emozione. Certe scene sono appena delineate: sarebbe stato bello addentrarsi un po' di più nella psicologia dei personaggi.
"Legalità è la parola di cui si riempe la bocca chi vuole che il mondo resti com'è"