martedì 3 giugno 2014

Gigs - Rock in Idro

In antropologia, il metodo di ricerca principe si chiama "osservazione partecipante". L'antropologo partecipa alla società che studia, rilevandone le dinamiche manifeste e latenti.


Day 1+2
Il primo giorno è stato annullato causa maltempo. Due gocce.
Il secondo giorno aveva una lineup improponibile. Tutte band giovani, comunque (no).

Day 3
Levate Quit the doner, per fare un resoconto come si deve a un festival non basta entrare, bisogna lavorarci. Sono stata accompagnata all'interno, ho firmato un contratto e sono stata sbattuta al lavoro con zero istruzioni. Ho passato la prima ora a spillare birre a metallari ubriachi che manifestavano l'intenzione di abbracciarmi, portarmi a casa e nutrirmi di marshmallow. Poi sono stata trasferita a servire panini e piadine. Anche stavolta senza istruzioni.

"Benvenuta all'inferno"
Io l'apocalisse me la immagino così: una fiumana infinita di gente affamata e assetata, vestita di stracci e coperta di polvere, che cerca di accaparrarsi l'ultimo pezzo di salsiccia sulla faccia della Terra a un prezzo esorbitante. Non poteva esserci colonna sonora migliore del metal brutto degli Alter Bridge (o Opeth? Cambia davvero poco).
Ovviamente non ho cagato pari chi fosse sul palco, provateci voi a riempire piadine di porchetta + salsiccia + salumi + verdure unte in meno di un minuto, litigandosi le pinze con le colleghe e rimbalzando da una parte all'altra come palline impazzite di un flipper. Tra l'altro, sono vegetariana da sette anni.
Quando finalmente hanno iniziato gli Iron Maiden, ho addentato una fetta di anguria, ho scroccato birra e sigaretta e ho socializzato con le colleghe, godendomi il concerto da una certa distanza. Come forse avrete capito, non sono una grande fan del metal, ma devo ammettere che gli Iron Maiden se la cavano. Il merito va anche a fuochi d'artificio, fiammate e megaschermi. C'era molto amore nell'aria, questi signori hanno ancora un seguito di fedelissimi, come testimoniano le graziosissime bandane firmate Iron Maiden.

Day 4
Io e Gas, il mio partner in crime, abbiamo inforcato le nostre bici e verso le nove ci siamo diretti al Parco Nord nella speranza di entrare di sgamo in qualche modo. Da fuori, abbiamo potuto constatare quanto siano cani i Pixies: avrei giurato che fossero i Biffy Clyro, non fosse che hanno fatto Where is my mind.
I bagarini si erano misteriosamente estinti nel giro di una notte, ma la fortuna ha girato dalla nostra parte. Potevo vantare dalla mia un braccialetto lilla dello staff, donatomi da una collega e sapientemente incollato al mio polso da Gas. Il fato, il vinavil e le pezze random hanno voluto che incontrassimo l'Uomo con il marsupio pieno di braccialetti, che ha avuto pietà di noi.
L'adrenalina di entrare dall'ingresso VIP illegalmente ha reso il concerto dieci volte più bello. Beccati questo, capitalismo dei miei stivali.

Il live dei Queens of the stone age non aveva dalla sua parte gli effetti speciali degli Iron Maiden, ma non aveva dalla sua parte nemmeno un pubblico come si deve. Forse perché il nuovo album è veramente moscio. A me dispiace doverlo dire, ma si sente un abisso di differenza tra le nuove canzoni e quelle vecchie. Per capirci, sembrano i Muse.
Insomma, la moscezza si distribuiva equamente tra palco e pubblico. Tanto che non c'è stato nessun bis. Ci sono state però tante bestemmie, perché andarsene senza fare Make it wit chu è una mossa meschina.
Il mio bilancio è comunque in positivo, ho guadagnato qualche soldino e mi sono fatta due concerti gratis. Il bilancio di chi ha pagato il biglietto, beh, non credo.
Rock In Idro