giovedì 15 maggio 2014

Cinema – Alabama Monroe di F. van Groeningen, Locke di S. Knight



 
 Alabama Monroe – Una storia d'amore è un bel film, non lasciatevi ingannare dal titolo bimbominkia. È ovviamente frutto di un adattamento italiano poco azzeccato: da The broken circle breakdown a Alabama Monroe. In barba allo sceneggiatore (che interpreta anche il protagonista maschile) e al suo titolo lungo ma sensato.
Se siete dei fautori del lietofineatuttiicosti, meglio stare a casa e tirare fuori qualche videocassetta Disney. Se invece non avete paura di spargere qualche lacrimuccia, questo film offre quasi due ore di bella musica (bluegrass) e momenti intensi. Sembra quasi impossibile raccontare una storia del genere senza cadere nel melenso, invece. Un po' seguendo la falsa riga di Blue Valentine, racconta con sequenze alternate l'inizio idilliaco della storia d'amore tra Didier e Elise, l'arrivo della figlia Maybelle, la malattia e le sue conseguenze sulla coppia. Bei personaggi, bei dialoghi, bellissime scene. Perché non il massimo dei voti? Perché è un po' un pippone. Si esce dalla sala con un sospiro e una toccatina.
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Locke segue il viaggio in autostrada di Ivan Locke, “l'uomo migliore d'Inghilterra”: un costruttore, serio e meticoloso. Capocantiere in procinto di dirigere la più grande colata di calcestruzzo d'Europa, volta le spalle al suo amato calcestruzzo e si mette in macchina. Durante il tragitto che separa il cantiere e Londra, il suo personaggio cade a pezzi. Telefonata dopo telefonata, assistiamo alla rovina della sua esistenza.
Il potenziale di noia è altissimo. Nonostante questo, l'ora e mezza di pellicola passa in fretta. Scappa però una bestemmia all'apparire dei titoli di coda: mi è parsa un'occasione sprecata. Per motivi di regia i personaggi che ruotano attorno al protagonista sono esageratamente marcati, prendono decisioni affrettate e hanno comportamenti quasi caricaturali. Forse il film sarebbe riuscito meglio se il regista avesse rinunciato all'ambizione di essere ricordato come “quello che ha fatto il film del tipo in macchina” e avesse dato spazio alle vicende collaterali. Inspiegabile il plauso unanime della critica, tutto sommato è una storia trascurabile. Il grande protagonista è senza dubbio il calcestruzzo (e la barba di Tom Hardy).
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