sabato 7 aprile 2018

Cinema // Ready Player One

Qualcuno una volta mi ha detto che non tutto il cinema dev'essere cinema d'autore. Non tutto ciò che consumiamo a tavola deve essere caviale, champagne o fragole biologiche coltivate nel tuo orto.
Ready Player One è un film che riempe la pancia con dignità.


Una volta subìto lo spiegone iniziale, la prima mezz'ora l'ho passata a ridere da sola come un'idiota: per chiunque sia nato a cavallo tra gli anni '80 e '90 e sia cresciuto con un accesso a internet - ma anche solo una consolle - le sequenze di gioco virtuale sono una gioia per gli occhi e per la ghiandola della nostalgia che sicuramente stallì da qualche parte, seppellita nel recondito dell'emisfero destro, e che ultimamente sta facendo la fortuna di una Hollywood a corto di idee.

La mia ghiandola della nostalgia secerne tantissimo, ma non mi soffermerei più di tanto su questo aspetto. Al di là del piacere di assistere a un inaspettato ritorno di personaggi dall'aura sacra ("Mecha Godzilla!!" cit.), le sequenze di azione la fanno da padrone su tutto. In particolar modo, c'è una certa corsa che Ben Hur levate e Skywalker torna ad aggiustare droidi. Eviterò di fare il solito commento sul fatto che la trama è un accessorio in questo tipo di prodotto, dato per assodato che la trama in questo caso non splende per originalità o imprevedibilità ma fa il suo lavoro, e spenderò invece due parole sul messaggio del film.


Caro Steven, dire che il mondo reale è l'unico ad essere reale è una gran paraculata. So what? Per chi è cresciuto nel web 2.0, "reale" è tutto ciò che accade nel mondo, compreso quello virtuale. Non confondere il mondo virtuale con quello materiale - ci sarebbe stato. Riscoprire la gioia dell'esistenza materiale - pure. Ma detta così è una boiata pazzesca. Ciò che succede nel mondo virtuale ha delle ripercussioni reali e misurabili nel mondo materiale, basta dire questo per smontarti lo slogan. Vivere nel mondo virtuale potrebbe molto presto essere molto simile a vivere nel mondo reale, ma in ogni caso quello che conta è l'esperienza dell'individuo, e quella è un flusso che non fa distinzioni.

Piuttosto, è proprio Ready Player One a prendere delle scorciatoie che lo allontanano dalla realtà. Un protagonista maschio, bianco, giovane, che al di là della povertà di mezzi e risorse si innalza fino alla rosa dei 5 giocatori più tosti del mondo intero. Occheeei. La donzella spaccatutto online che inaspettatissimamente è una donzella spaccatutto offline, a 10 passi da casa - e pure caruccia - invece di essere un ciccione cinese che si connette dal più squallido internet cafè della profonda provincia cinese. OCCHEEEI.

E dopo tutto il parapiglia per combattere l'azienda di cattivoni che vogliono fare dell'internet un luogo in cui le persone valgono solo da un punto di vista economico (ring a bell?), quale forma di governo migliore che un'oligarchia illuminata?
...
forse una democrazia? Niente, la democrazia è morta anche nell'immaginario comune.

L'unico concetto che ho apprezzato è la contrapposizione tra una concezione della rete basata sul merito, in cui tutti gli utenti hanno in teoria lo stesso peso, e la concezione di una rete basata sulle risorse economiche, in cui chi è ricco ha più potere. Internet è stato creato con la prima concezione in mente, ma la morte della net neutrality è dietro l'angolo. Chissà, magari questo film smuoverà qualche coscienza, quelle coscienze che riusciranno a scostare gli strati di stronzate in cui questo concetto è incartato. No ma comunque il film mi è piaciuto, in verità.

Gioìte miei fedeli 25 lettori, la Procrastinazione ha fatto level up.
Livello esperienza + 1, livello simpatia -1.000.

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